Un fine settimana storico sulle pietre della Parigi-Roubaix: Mathieu van der Poel e Pauline Ferrand-Prévot, entrambi campioni del mondo di gravel, trionfano nelle rispettive gare, confermando la loro straordinaria versatilità.
Sabato: Ferrand-Prévot regina di Roubaix
Nella gara femminile di sabato, Pauline Ferrand-Prévot ha scritto una pagina di storia diventando la prima francese a vincere la Parigi-Roubaix. Con un attacco deciso a circa 30 km dal traguardo, ha staccato le avversarie e ha tagliato il traguardo nel velodromo di Roubaix in solitaria. Già campionessa del mondo in diverse discipline, tra cui strada, ciclocross, mountain bike e gravel, Ferrand-Prévot ha dimostrato ancora una volta la sua eccezionale polivalenza.
Domenica: Van der Poel fa tris
Il giorno successivo, Mathieu van der Poel ha conquistato la sua terza Parigi-Roubaix consecutiva, eguagliando il record di Francesco Moser. La gara è stata segnata da un duello emozionante con Tadej Pogačar, al suo debutto nella classica del Nord. A circa 38 km dall'arrivo, un errore di Pogačar su un tratto di pavé ha permesso a Van der Poel di lanciare l'attacco decisivo. Nonostante una foratura e un incidente con un oggetto lanciato dal pubblico, l'olandese ha mantenuto il comando, tagliando il traguardo con un vantaggio di 1'14" su Pogačar e consolidando il suo status di dominatore delle classiche
La polivalenza come chiave del successo
Le vittorie di Ferrand-Prévot e Van der Poel sottolineano l'importanza della versatilità nel ciclismo moderno. Entrambi eccellono su strada, nei percorsi sterrati del gravel e nella mountain bike, dimostrando che la capacità di adattarsi a diverse discipline è una risorsa fondamentale per raggiungere il successo. Il loro trionfo a Roubaix rappresenta l'apice di un fine settimana che celebra la multidisciplinarietà e l'eccellenza atletica.
Multidisciplina: non solo per i pro'
Il successo di questi due atleti non è solo l’ennesima dimostrazione della loro classe. È anche il riflesso di una filosofia sportiva che si sta sempre più affermando, e che riguarda da vicino anche il mondo amatoriale.
L’epoca della specializzazione estrema sembra lasciare spazio a una nuova visione: quella del ciclista completo, che pratica diverse discipline, che si mette alla prova in contesti differenti e che arricchisce le proprie competenze tecniche e fisiche sperimentando nuovi terreni e formati.
Chi pratica gravel, ad esempio, ha spesso una naturale predisposizione alla varietà: sterrati, asfalto, single track, strade bianche. Ma perché fermarsi lì? Le qualità sviluppate nel gravel – resistenza, tecnica, adattamento – possono trovare spazio anche nella MTB, nel ciclocross o nelle granfondo su strada.
Per l’amatore moderno, sperimentare più discipline non è solo un modo per divertirsi di più, ma anche per crescere come ciclista a 360 gradi. Il corpo si allena in modo più completo, la mente resta stimolata, e la noia si allontana. Inoltre, l’esperienza che si accumula nei vari contesti permette di affrontare ogni gara, anche quella più difficile, con maggiore consapevolezza.
Giovani, esordienti e veterani: tutti in sella
Questa visione multidisciplinare può essere utile anche per chi ha appena iniziato a pedalare. I giovani ciclisti o gli adulti alle prime armi possono avvicinarsi al mondo del gravel per la sua accessibilità e versatilità, ma scoprire poi la MTB per affinare la tecnica o cimentarsi nelle gare su strada per migliorare la resistenza.
Anche per chi pedala da molti anni, inserire nuove sfide può essere una svolta. Passare dal ciclismo su strada al gravel o alla MTB permette di rinnovare motivazioni, esplorare nuovi ambienti e vivere la bicicletta con un’energia diversa.
Non serve essere professionisti per prendere esempio da Ferrand-Prévot e Van der Poel. Basta avere curiosità, voglia di migliorare e apertura mentale. Oggi, più che mai, il ciclismo è un mondo ampio, ricco di possibilità e senza barriere tra le discipline.